Il viaggio di Alessandro all’Old Trafford e le emozioni che solo il Teatro dei Sogni può regalare…
I RACCONTI DEI VOSTRI VIAGGI: di seguito, Alessandro ci racconterà della sua esperienza all’Old Trafford e delle tante emozioni provate ammirando il grande Manchester United.
Fine ottobre 2019
Termina un contratto di lavoro dopo 3 mesi estenuanti e un’estate di viaggi rimandati. Quale miglior momento per partire? La mia testa va subito lì, dove sorge il Teatro dei Sogni e quella città che da anni desideravo visitare.
Controllo le prossime partite del Manchester United e la prima che salta fuori è quella contro i serbi del Partizan Belgrado in Europa League. Sono gasato come non mai. Nel giro di un paio d’ore prenoto tutto: voli, ostello ed il tanto sognato biglietto del match.
Il grande giorno è arrivato. Salgo sull’aereo e mi ritrovo circondato da decine e decine di passeggeri con la maglia del Manchester City: il giorno prima, la squadra di Pep, aveva giocato a San Siro contro l’Atalanta, in Champions League.
Inutile descrivere il mio abbigliamento: la maglia del Manchester United, nuova di zecca, non poteva mancare nella mia trasferta all’Old Trafford. Un italiano con cui faccio amicizia, scherzando, dice di non essere in mia compagnia. Tra insulti e sorrisi, esco sano e salvo dall’aereo e dall’aeroporto di Manchester.
Giro un po’per la città, ma dato che la testa è già all’Old Trafford, me la godo poco. Poi, finalmente, si va in direzione stadio con un sud-coreano conosciuto in ostello dieci minuti prima, che sta facendo il giro degli stadi di tutta Europa.
Prendiamo l’autobus sotto la classica pioggia torrenziale inglese e poco dopo arriviamo in zona stadio. Tutto è come me l’ero immaginato, come lo avevo sognato. Mi unisco alla marea rosso diavolo, intonando cori a squarciagola come fosse un rito che avevo fatto altre cento, mille volte. Alla destra fanno capolino tutto a un tratto gli ultras serbi, gente molto pacata e tranquilla, per niente minacciosa…. Percorro il tunnel che mi porterà alla Sir Bobby Charlton Stand, colui che diede vita al celebre soprannome “The Theatre of Dreams“. Come dargli torto…
Vado al mio posto e sembro un bambino alla prima gita scolastica. Noto con piacere e stupore di potermi avvicinare con facilità al tunnel da dove entravano i calciatori, pochi settori più in basso. Quasi scivolo per la fretta, come se qualche steward dovesse placcarmi da un momento all’altro, rischiando la figuraccia. Ed eccoli entrare, a meno di due metri di distanza da me. Incredibile. Sono senza parole. Soltanto chi ha vissuto momenti del genere può capirmi.
Di corsa torno al mio posto, mentre i supporters nel settore accanto non fanno altro che cantare. Un coro tra tutti mi incuriosisce particolarmente, tutti girano la testa: poco sopra c’è Paul Scholes che guarda il match dalla sua postazione privata. Quasi piango…
Il giovanissimo Greenwood sblocca il match, Martial raddoppia, dopo una serpentina da far girare la testa. A chiudere la partita ci pensa Rashford con un sinistro potente che si stampa sotto l’incrocio. Pura poesia. 3-0 per il Manchester United e qualificazione praticamente in tasca. L’indomani mi aspetta il tour dello stadio, torno quindi in ostello senza ormai un filo di voce, stanco ma consapevole di aver trascorso un giorno indimenticabile.